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STORIA DELLA PIGNOLATA MESSINESE



                      La ricetta nacque nel 1600  a Messina, città a nord-est della Sicilia che in quel
               periodo raggiunse il suo massimo splendore economico, tanto da essere
               riconosciuta tra le dieci città più importanti d’Europa. Messina, diventò
               un’importante sede universitaria, fu costruito l’ortobotanico, tra i migliori del
               continente europeo, oltre a mantenere il suo imponente commercio marittimo e
               importante artigianato, come l’argenteria. Nel 1674, si ribellò alla conquista
               spagnola con l’aiuto dei francesi, riuscì a mantenere l’autonomia. Nel 1678, i francesi
               e gli spagnoli, firmarono la pace, Messina fu abbandonata a se stessa, e subì la
               crudele riconquista iberica. Fu chiusa l’università e sciolto il senato cittadino, fu
               spogliata di tutti i suoi beni, persino dei documenti, contenenti le memorie storiche
               della città. La comunità messinese cadde in una depressione collettiva. In città,
               c’era, e ancor c’è, un convento di monache di clausura. Durante l’occupazione
               spagnola, in occasione di feste popolari, offrivano al popolo messinese, delle
               pietanze, spesso da loro inventate. Come ‘Nzuddi (un biscotto mandorlato all’uovo),
               e i Sospiri di Monaca (un savoiardo ripieno di ricotta), e altre specialità. A Carnevale,
               offrivano dei dolcetti particolari, mucchietti di pinoli fritti e amalgamati col miele.
               Avevano la forma di una pigna, da qui i nomi di, pinolo del biscotto e di pignolata
               del dolce. Con il passare degli anni, impararono a cucinare questo delizioso dolce.
               Non so se per pigrizia o per carestia dei semini, qualcuno provò a mischiare insieme
               al frutto, dei pezzettini di pasta all’uovo, tirata grossa come un grissino e lunghi circa
               un centimetro e friggendoli insieme. Ebbe degli ottimi risultati. Col passare degli anni,
               il biscotto all’uovo, ha sostituito in toto i pinoli. Con la professionalità e la pazienza i
               maestri pasticceri messinesi  sono riusciti ad equilibrare i gusti del dolce così come lo
               conosciamo oggi. Ora sta a noi, la nuova leva dei pasticceri, a portare avanti e far
               conoscere nel mondo questa prelibatezza.

                      È un piatto gustosissimo che deve la
               curiosità del suo nome alla caratteristica
               forma a pigna che acquisisce in fase di
               preparazione finale. Le origini storiche della
               pignolata risalgono a tempi molto antichi e
               sono indiscutibilmente legate alla tradizione
               del Carnem Levare, cioè del Carnevale
               romano, festa cristiana ma anche pagana.
               Risalgono infatti all'epoca cristiana le notizie che accertano che fin da allora fosse
               conosciuto  e  diffuso  un  dolce  a  forma  di  pigna,  immancabilmente  ricoperto  di
               miele, che veniva preparato a scopo propiziatorio in determinati periodi dell'anno. In
               Sicilia ne esistono diverse varianti, sebbene la più celebre sia la versione glassata che
               nel tempo è diventata il dolce simbolo della città di Messina. La pignolata messinese
               sembra  sia  nata  durante  la  dominazione  spagnola  quando,  su  richiesta  delle
               famiglie  nobili  a  cui  evidentemente  non  era  sfuggita  la  dolcezza  della  ricetta
               originaria, i pasticceri messinesi pensarono di rielaborare l'antica ricetta dai semplici
               ingredienti sostituendovi al miele la copertura offerta da una glassa aromatizzata al
               limone  e  al  cacao.  La  ricetta  più  classica  della  pignolata  resta  comunque  quella
               che  prevede  l'utilizzo  di  ingredienti  tradizionalmente  e  solitamente  definiti  "poveri",
               ma ancora più gustosi nel dolcissimo connubio che con il loro solito estro i Siciliani ne
               hanno fatto. Dalla tradizione e dalla sua rivisitazione è nato così un dolce di palline
               di pasta prima fritte e poi assemblate in mucchietti ricoperti o di miele o di glassa.



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