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L'AURIGA (il giovinetto di Mozia)
E’ senza dubbio la principale attrazione dell’isola di Mozia. La
statua fu rinvenuta, quasi per caso, il 26 ottobre 1979, nella
zona “K” accanto al santuario di Cappiddazzu, proprio
durante l’ultimo giorno di quella campagna di scavi, quando
il piccone di un operaio colpì qualcosa di diverso. Gli scavi
furono così prolungati di una decina di giorni, il tempo di
riportare alla luce questo splendido capolavoro dell’arte
greca.
Comunemente noto come “il giovinetto di Mozia”, l’Auriga è
stata definita come la statua dei misteri, perché è un reperto
greco rinvenuto in una provincia punica e poi perché la sua
origine, la sua rappresentazione simbolica, lo stile artistico e
il secolo in cui si possa collocare sono avvolti dal mistero. Per
questo sono state formulate varie ipotesi, nessuna delle
quali ha avuto certo riscontro anche perché la statua è unica
nel suo genere.
La maggior parte degli studiosi ritiene plausibilmente che la statua rappresenti un auriga, cioè
un atleta vincitore nella corsa con il carro, o comunque un atleta vittorioso. Altre ipotesi
comunque sono state avanzate: la particolare veste secondo alcuni ricondurrebbe ad un sufeta,
magistrato punico, per altri sarebbe invece il dio punico Melqart, corrispondente all'Eracle dei
Greci.
Si tratta di un reperto greco ritrovato in una zona punica, circostanza spiegata molto
probabilmente dal fatto che la statua fu portata nella piccola isola dopo che i cartaginesi
saccheggiarono Selinunte nel 409 a.C. La provenienza è di certo orientale, ipotesi avvalorata
dall’analisi geochimica del materiale che ha rilevato che il marmo contiene dello stronzio,
elemento presente esclusivamente nelle cave di Efeso e della Tessaglia, richiesto in gran
quantità dalla Magna Grecia che non disponeva di marmo.
Secondo la maggior parte degli studiosi, la statua risale al V° sec. a.C., più precisamente al
periodo compreso tra il 475 e il 450 a.C., ed è realistico ritenere che questo capolavoro fu
realizzato in una città greca della Sicilia, Selinunte o Agrigento.
L’auriga ha la testa leggermente inclinata e il viso avvolto da una acconciatura a riccioli. Il
braccio mancante è rivolto verso l’alto e verosimilmente doveva tenere un frustino. L’atleta
indossa un chitone, veste comune nell’antica Grecia, leggero, molto lungo e con sottilissime
pieghe, stretto da una cinta all’altezza dei pettorali e che mette in risalto le splendide forme
anatomiche e la sua muscolatura, specie nella parte posteriore.
La ponderazione della statua e il lungo chitone plissettato, che avvolge il corpo con uno
straordinario effetto di trasparenza, riconducono la statua ad un ambiente artistico influenzato
dall'arte di Fidia. La bellezza e la cura dei particolari fanno pensare che l’opera non fosse
destinata ad una visione solo frontale, ma che probabilmente fosse collocata in un tempio o
una piazza.
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