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Il vino di Mozia


              Il primo impianto moderno di vigneto sull’isola di Mozia pare risalga ai primi decenni
              dell’Ottocento quando l’area di Marsala divenne oggetto di interesse da parte di inglesi intenti
              a produrre un vino che facesse concorrenza al celebre Porto..
              Nel 1902 la proprietà dell’isola passò a Giuseppe Whitaker, membro di una famiglia inglese
              impegnata con successo nel commercio del vino Marsala. La coltivazione della vite fu
              conservata e si introdussero altre redditizie produzioni come quelle di ulivi e agavi. Come
              documentato negli archivi Whitaker, per la coltivazione delle vigne si faceva ricorso all’opera di
              mezzadri, i quali trasportavano la loro parte di raccolto sulla terraferma utilizzando carri che
              percorrevano un’antica strada fenicia sommersa fatta di un basolato a lastre calcaree nel
              dialetto locale definite “sulappe”.

              Col tempo la vinificazione sull’isola cessò del
              tutto e i due edifici della cantina furono
              adattati a deposito di attrezzi vari.
              Nel 1999 utilizzando un vigneto superstite
              nella zona di Cappiddazzu, si pensò di
              rilanciare la produzione di uve Grillo del
              vigneto superstite per realizzare un passito. La
              vinificazione ha avuto luogo in una cantina
              sulla terraferma, poiché durante il restauro
              degli edifici di Mozia, nell’eseguire un
              controllo alle fondamenta della vecchia
              cantina, sono venuti alla luce due ‘insulae’
              dell’antica città e materiali databili fra l’inizio
              del VII sec.a.C e la metà del IV sec.a.C. L’area
              della cantina è stata quindi musealizzata ed è
              stato conservato solo uno dei tre silos in
              cemento a testimonianza dell’uso enologico di
              quei locali per circa quarant’anni.




              Dal 1999 si è quindi ricominciato a guardare alla produzione vinicola come a una tipicità
              dell’isola di Mozia a complemento della sua vocazione archeologica. Nel 2002 una piccolissima
              parte dell’uva vendemmiata è stata vinificata sull’isola ottenendo un buon vino da tavola,
              mentre il resto della produzione è stata in parte venduta ed in parte affidata ad una cantina per
              la produzione di un passito.

              A Mozia la vendemmia si fa all’alba e l’uva viene sistemata con delicatezza in apposite cassette,
              poi caricata a spalla e subito trasferita via mare sulla terraferma, prima che il sole cominci a
              riscaldare. Camion termocondizionati la ricevono per preservare l’integrità organolettica e
              viene lasciata riposare al fresco, fino alle 5/6 del mattino prima di passare ad una pressatura
              soffice e alle altre fasi della vinificazione.





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