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Analisi architettonica della de la Grand Place
Nel 1695, quando il centro della città fu distrutto da un violento bombardamento dell’esercito
francese, il Consiglio comunale di Bruxelles pensò di poterlo ricostruire in due anni. Non è stato
così semplice …
Infatti, la scelta architettonica della ricostruzione non è unanime tra i suoi attori.
Il governo della città è diviso tra le famiglie patrizie (le grandi famiglie di Bruxelles) vicine al
giovane governatore Massimiliano di Baviera con idee molto moderne, e i gruppi corporativi
che, all’epoca, erano molto conservatori.
Questa contraddizione si tradurrà nelle idee urbanistiche durante la ricostruzione.
I conservatori ancora tengono al modello sociale della città medioevale che funziona senza
potere centrale forte. Per loro, l’organizzazione sociale è fatta di tutto un tessuto di
associazioni: i mestieri a livello professionale, i giuramenti a livello militare e le confraternite sul
piano religioso.
Questo particolarismo si esprime anche nell’urbanistica.
Le case sono costruite su trame lunghe e strette. Le facciate sono decorate per sottolineare la
particolarità e l’importanza dell’abitante della casa. Ne risulta una città dall’architettura
verticale e varia.
La visione moderna della città si presenta invece in modo del tutto diverso. Essa corrisponde ad
una società articolata attorno ad un importante potere centrale. Ora l’obiettivo non è più
quello di essere diversi dai vicini. Al contrario, facciate identiche devono evidenziare la
solidarietà all’interno dell’elite. La città diventa orizzontale e uniforme.
Il confronto tra antico e moderno fa della Grand Place un vero e proprio campo di battaglia
urbanistico. I due protagonisti principali, l’architetto Guillaume De Bruyn e l’ebanista Antoine
Pastorana, lavorano entrambi per il governatore, ma ciò non impedisce loro di esprimere le loro
idee totalmente opposte.
De Bruyn traduce al meglio le idee
moderne del potere.
La «Casa dei Duchi del Brabante»
costituisce la sua principale
realizzazione. Tutta la parte
orientale della Grand-Place è
occupata dalla facciata di questo
complesso dal nome ingannevole.
Infatti, l’unico legame con i duchi
sono i busti che decorano il primo
piano. E non si tratta di una, ma di
sette case indipendenti che si
nascondono dietro una facciata
comune. È difficile fare più
moderno di questo nel 1700.
Antoine Pastorana è il miglior interprete del particolarismo corporativo.
La sua più bella realizzazione è «il Cornet», la casa dei battellieri. Ne fa una magnifica sintesi tra
la sua esperienza di ebanista e la sua missione di capolavoro.
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