Page 85 - Book-TradiAliCulture-Sicilia
P. 85
La storia della pasta di mandorle
Il mandorlo, nelle due varietà dolci o amare, appartiene alla famiglia delle
Rosacee e fin dall’antichità si diffuse in tutto il bacino mediterraneo, in Asia e in
Africa, per la sua bellezza e per il suo preziosissimo seme: la mandorla.
In Sicilia sbarcò insieme ai Fenici e il suo uso si diffuse successivamente nelle
colonie greche. Veniva utilizzato in cucina per la preparazione di squisiti dolci
ma si traeva da esso anche l’olio che, a partire dal Medioevo, talvolta,
sostituiva il più costoso olio di oliva.
All’inizio del secolo scorso la provincia di Agrigento era il primo produttore
mondiale e la mandorla rappresentava la principale fonte di reddito. Venivano
coltivate circa 752 specie.
La massima diffusione si ebbe negli anni '60 con circa 200 mila ettari di terreno
impiantati a mandorleti. Di questo frutto nulla veniva perduto: la legna della
potatura serviva ad alimentare i forni per la cottura del pane, con il mallo
esterno si lavorava un tipo di sapone molle chiamato "scibina", il guscio veniva
utilizzato per alimentare i bracieri in casa.
Agrigento non detiene più questo primato che tuttavia si sta cercando di
recuperare. In primavera si svolge in questa città la sagra del "mandorlo in
fiore" che ricopre la Valle dei templi di un delicato manto bianco e rosa simile a
quello di una sposa che annuncia la primavera
Se la festa dei mandorli ad Agrigento è la più conosciuta non bisogna
dimenticare, in Sicilia, la bellezza delle coltivazioni delle campagne di Noto, nel
siracusano. Da questa zona provengono i frutti più profumati, quelli più ricchi di
proteine e di essenze e tra tutte le varietà una particolare menzione merita la
Pizzuta di Avola, la più elegante tra tutte le mandorle, impareggiabile per forma
e gusto. Piattissima, ovoidale e regolare è perfetta per la confetteria più fine
ma anche per la preparazione dei dolci siciliani.
Nel passato una risorsa economica considerevole per gli agricoltori siciliani era
la coltivazione del mandorlo. I frutti teneri, i cosiddetti minnulicchi dal sapore
leggermente acidulo, si gustavano a primavera inoltrata; quando le condizioni
climatiche erano favorevoli alcuni rami, carichi di frutti, intrecciati con tralci di
favaiani servivano, in occasione della festa di S. Giuseppe, ad addobbare la
vara.
www.erasmus-isj-namur