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Fu e rimarrà per sempre un monumento di grande rilievo in questo periodo della storia, che
conobbe un grande progresso scientifico e tecnologico. Questo monumento a metà strada tra
scultura e architettura è una vera prodezza tecnica e architettonica.
Si osservano delle somiglianze con la Torre Eiffel, monumento emblematico della Francia,
costruita in occasione dell’Esposizione Universale del 1889, che fu anche una prestazione tecnica
e fu conservata per la stessa ragione dell’Atomium: la sua popolarità. Grazie a lei si può avanzare
l’idea che i progressi tecnici e architettonici che gli uomini realizzano ogni giorno garantiscono un
mondo migliore e costituiscono la nostra storia così come il genio della nostra era.
Progettazione
La sua progettazione spetta all’ingegnere André Waterkeyn (1917-2005). Le sfere furono invece
adattate dagli architetti André e Jean Polak.
Questo monumento doveva essere originale e proiettato verso il futuro, ed è per questo che il
signor Waterkeyn ebbe l’idea di rappresentare l’infinitamente piccolo in modo molto grande
scegliendo come simbolo un cristallo di ferro grosso 165 miliardi di volte, rendendo così
omaggio all’utilizzazione pacifica dell’energia atomica e alla fiorente siderurgia belga.
Questo edificio è a metà strada tra una scultura e un monumento architettonico. Si può parlare
di stile futuristico per l’epoca.
Osservando l’Atomium e i suoi dintorni si nota che sembra apparire dal nulla, che è isolato dal
resto della città. Infatti, nel 1958, l’altopiano dell’Heysel è composto da parchi e coltivazioni e
offre quindi uno spazio libero ai margini della città che permette la costruzione di un nuovo
quartuere, l’expo 58, senza che ci si senta stretti.
Ad eccezione del teatro del Padiglione Americano, della porta del Benelux e dei Palazzi Art Deco
del 1935, gli altri edifici dell’expo 58 sono scomparsi. Da qui il senso di stupefacente isolamento
per un edificio di tale portata.
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